«Child», n. 0
maggio 1997
Se il nemico esautora e debilita, l’amico legittima e riabilita la facoltà, la competenza individuale nel movimento della soddisfazione. L’amico è amico del pensiero, e del giudizio che del pensiero positivo della legge di beneficio è il momento intellettualmente e praticamente decisivo nel suo saper sanzionare, prima premialmente che penalmente: premio essendo sovrappiù, supplemento, beneficio, profitto. L’amico è il partner del pensiero, nonché dell’atto. O della salute psichica come moto o buono s-quilibrio, iniziativa, investimento, non equi-librio. Massima patologia, massimo equilibrio.
Amico del bambino è chi favorisce in lui il pensiero dell’universo, come principio tanto pratico quanto conoscitivo di possesso usufruttuario del reale. Concetto il cui nome è «Padre», senza il quale non c’è «Dio».
Da un secolo è apparso con Freud un caso nuovo di amico pensiero, che chiamiamo Virgilio moderno: ci accompagna per l’inferno della psicopatologia e il purgatorio – non penale né penoso – della cura. Della cura come riabilitazione o ricostruzione della facoltà di giudizio, e di gusto (psicopatologia è variamente disgusto). Quanto al «paradiso», la questione resta almeno non chiusa: comunque sia, inferno e purgatorio di questo Virgilio escludono il caso del «paradiso perduto» (e la fantasia dell’infanzia come un tale paradiso). Il trattamento freudiano è un processo d’appello – dopo un primo giudizio mal fatto –, dove l’inchiesta finisce in un giudizio senza pena, in cui sanzione e verità coincidono nella soddisfazione del meritorio come del reo, acceduto al giudizio anche per proprio mezzo.