Quella dell’attaccamento è la Teoria (Bowlby sulla scorta della Teoria delle relazioni oggettuali, Abraham, Klein, Balint, Winnicott, Fairbairn…) di un legame (madre-bambino) come il legame primario o modello universale di tutti i legami.
Cose da TSO!
L’attaccamento è pensato sul modello dei bisogni fisiologici, e ovviamente correlato con la Teoria delle emozioni:
dove avevano la testa?
C’è un solo attaccamento, quello dell’Attak o magari Attack, colla sì ma con assonanza con la parola italiana Attacco!, e con la parola tedesca Attacke, che significa aggressione seguita poi da occupazione militare, a sua volta seguita dagli attaccamenti collaborazionisti che risultano dall’occupazione stessa.
L’idea dell’amore come attaccamento è una sporca idea:
vero che l’ Attak è duro, ma poi si sbriciola:, e non va bene né duro né sbriciolato:
prima tiene ma… duramente, poi crolla (esperienza comune).
Nell’amore come attaccamento mi attacco al mio attaccante:
l’alleanza col nemico è sempre stata nota, ma non si è mai osato a riconoscerla già nel bambino.
L’“attaccamento” di cui si favoleggia nell’omonima Teoria psicologica ritenuta psicoanalitica, come pure nel linguaggio triviale che si considera “concreto”, altro non è che attaccamento a un Oggetto astratto (l’Oggetto “Amore”), quello di cui parlo da tempo.
C’è favola nel fatto che si crede favolisticamente che l’attaccamento sia affezione a una persona:
mentre “persona” significa relazione formale, non l’ignobile cic-ciac dell’attaccamento, o del “contatto”, o dell’“empatia”.
Le prostitute hanno capito almeno questo:
fanno sì cic-ciac commerciale, ma sanno che in questo “contatto” non c’è attaccamento, né empatia, né amore.
Nell’attaccamento c’è annullamento della persona.
Tornerò sul “concreto”.
Milano, 16 novembre 2007
Pubblicato su www.giacomocontri.it