Intervista a Giacomo B. Contri a cura di Cristina Milesi ed Enzo Arnone
Nella scuola si diffonde sempre più, tra insegnanti e genitori, la richiesta dello psicologo scolastico, il cui intervento è visto come risolutore o quantomeno indispensabile complemento educativo: quale idea di bambino o di ragazzo questo rivela? Quale idea di psicologia? Quale idea di educazione?
GIACOMO B. CONTRI: Bisogna partire da un’idea chiara di psicologia. Lo psicologo va benissimo, non ci sono dubbi su di esso, semplicemente occorre sapere chi è: lo psicologo sono io, ogni essere umano lo è, ogni altra risposta è malvagia, o stupida perché lo psicologico e l’umano coincidono. L’invenzione dello psicologo come figura professionale è stato un errore gravissimo della nostra epoca. Non siamo in pochi a dire che l’antica dottrina aristotelica dell’anima, a condizione di rifarla, sarebbe ancora adatta oggi ma che l’uomo, purtroppo, l’ha abbandonata, gettata via (anche i cattolici) sottovalutando la sua portata culturale ed esistenziale.
Cosa vuol dire anima? Vuol dire competenza. I filosofi scolastici, tra cui san Tommaso, la chiamavano forma (del corpo: in altri termini niente spirito/materia). Vuol dire orientarsi, usare la facoltà di giudizio come una bussola, sapere che direzione prendere nella vita, saper crescere. Lo psicologo va bene, ma la competenza psicologica, d’anima, è di ciascuno. Per questo avverto gli insegnanti di non voler fare un po’ gli psicologi, tentando di addestrarsi psicologicamente o di avvalersi di questa figura professionale per conto terzi (gli studenti): è sufficiente avere competenza d’anima. È venuto il momento di dire che affidare l’educazione alla psicologia, rendere lo psicologo scolastico figura indispensabile per l’educazione degli alunni è totalitarismo. Cosa c’è di più grave che privare qualcuno di pensare ai fatti propri? La psicologia è una forma di espropriazione, di furto di competenza. Incaricare gli psicologi di avere questa competenza è a dir poco chiedere loro più di quello che possono dare, vista anche la loro frequenza a Facoltà universitarie così povere di contenuti. I più consapevoli di questa impreparazione tendono a frequentare corsi di formazione. Il compito dello psicologo nelle scuole è totalitario al di là delle intenzioni. Se si andasse a leggere i testi dei grandi utopisti, si constaterebbe che lo psicologo serve oggi l’ideale utopico di altri tempi, si troverebbe che la psicologia era già in nuce. …
Libertà di educazione
n. 9 aprile 1997/98, pagg. 3-9