La camelia è un bel fiore, ma l’ho riconosciuta da poco pur conoscendola da molto.
Il veicolo che me l’aveva portata anzi imposta era quello di un sentore malato, remotamente putrido, simile al “marciume nobile” cartesiano, in passato mi ha richiamato l’odore dei gambi dei fiori di chiesa dopo alcuni giorni, o dell’acqua dei loro vasi dopo che siano stati gettati, un senso di malaticcio, come appunto quello della Signora dalle camelie di Alexandre Dumas jr. e della Traviata di Verdi:
io non avevo la camelia ma questa loro ombra, o anche predicato.
Adduco ciò che riferisco come un esempio del precisissimo detto di Freud sul destino dell’oggetto nella melanconia:
“L’ombra dell’oggetto cade sull’io”.
lunedì 9 febbraio 2015
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