Accolgo il suggerimento di riproporre l’articolo di ieri:
ne trovo ragione nel Seminario di ieri stesso all’Università di Urbino promosso da G. Pediconi in cui si è trattato, anche da parte mia, del Padre in “Totem e tabù” di Freud, con importanti novità, tra le quali:
1. la massima rilevanza data al fatto che “Totemismo” significa Istituzione, Ordinamento civile, non robetta da selvaggi più selvaggi di altri e fissati su animaletti (dobbiamo a Freud la scoperta che non esistono selvaggi ma nevrotici, il cui status è civile-culturale),
2° che il Totemismo non è in alcun modo Religione, e che a questa costatazione non è mai stato riconosciuto il dovuto e immenso rilievo,
3° che in una Tribù composta di dodici Clan, la proibizione dell’incesto è interna a un solo Clan, lasciando le cose libere riguardo agli altri undici, e che dunque la proibizione giuridica non procede da una morale riguardo ai sessi, e non perché questi siano lasciati a una pura legge naturale appunto da “selvaggi” come a loro volta animaletti lubrichi (“concupiscenti”).
Altre novità seguiranno per rendere almeno pensabile la correzione dell’errore plurisecolare.
Si legga o rilegga il testo di ieri, intatto:
Movimento di liberazione della (Ma)donna
PS
Non si riesce a dire tutto, verrà un seguito.
Il caso della (Ma)donna come donna riuscita, è quello di una donna che assume in proprio la legge paterna,
e senza il delirio di una distinta “legge materna”.
Non parlo di “identificazione col Padre” solo per non riprodurre un equivoco che da anni voglio risolvere.
L’incorporeità di cui ho detto è quella della legge come tale
– quella paterna è legge di rapporto per il profitto -,
che è incorporea per definizione, nel suo essere legge di moto dei corpi.
Milano, 19 maggio 2008
Pubblicato su www.giacomocontri.it