SABATO DOMENICA
15-16 dicembre 2007 in anno 151 post Freud natum
Lettura di:
S. Freud
Aldilà del principio di piacere
OSF 9
C’è perfezione e perfezione:
una è ostile, mortale, invidiosa:
è quella che non si presta a un’elaborazione ulteriore, talento sepolto.
É la perfezione dell’Ideale o Oggetto – cui solo si addice l’espressione “valle di lacrime” -, in cui l’unico stato perfetto del corpo è la sua (dis)soluzione finale come riduzione di esso alla perfezione dello stato inorganico, perfetto a modo suo, ossia la “pulsione di morte” di Freud:
come morte della pulsione, in quanto “pulsione” è solo un nome della legge di moto dei corpi (umani, non altri);
la pulsione di morte freudiana ha due sensi opposti.
Una pulsione di morte è semplicemente il correlato dell’anima platonica:
sono due opposte e complici perfezioni come si dice “opposti estremismi”.
Qui la morte è diventata Ideale anch’essa, e Ideale puro come pura è la cenere (dunque fare attenzione alla “purezza”).
Da nessuna parte più che nella storia del Cristianesimo ha trovato sviluppo la tentazione, veramente inconscia, al non-tempo, al non-moto, e in definitiva al non-corpo ossia alla pulsione di morte.
Nell’eternizzarsi quantunque terreno del Cielo dell’Oggetto, a chi non vi sia subordinato non resta che errare senza melanconia ma pacificamente fino a tale riduzione:
come il non svegliarsi domattina, pensiero pacifico del bambino ancora sano, pronto a svegliarsi dopo avere dormito, ossia non ancora angosciato;
molti secoli fa degli esegeti dicevano che Adamo e Eva sarebbero morti pacificamente.
Ma questo Cielo infernale non è eterno né onnipotente:
quanto alla sua onniscienza neanche parlarne, esso è la Cultura dell’ignoranza.
Not least:
in una condizione senza moto e senza tempo, il che è dire senza corpo anche se ne restasse la parvenza,
non ci sono sessi:
finalmente!, finalmente la vittoria e la perfezione dell’invidia.
Chi può dire:
“Dov’è o invidia la tua vittoria?”
L’Oggetto o Ideale è in-vidioso, malocchio.
C’è poi l’altra perfezione, quella di un moto corporeo che va a buon termine (perficere, soddisfazione) non una sola volta ma, se fosse, volta per volta in saecula saeculorum:
nel pensiero di natura il corpo non ha un programma presupposto a termine.
Milano, 15-16 dicembre 2007
Pubblicato su www.giacomocontri.it