“AMORE”
Mi ci sono voluti anni per pensare che la parola “amore” – una parola per una cosa – è nata per designare un tesoro oscuro, che non esiste, assoluto, e di cui neppure si sa se sia un tesoro. Potenza ignorante dell’idealizzazione come attività formativa.
La Scienza del pensiero non deve ignorare la possibile attività formante del pensiero stesso, proprio come può formare il delirio.
Questa parola è nata dall’angoscia come minaccia senza difesa di perdere un oggetto ideale inesistente.
Ciò accadeva lunghissimo tempo fa, ma io ho anche avuto occasione di assistere a questa stessa nascita anni fa. Una bambina di cinque anni aveva fatto qualcosa che era dispiaciuto alla madre. Questa replicò con la frase: “Se fai così non andiamo più d’accordo!” Immediatamente la bambina gridò, alterata, agitata, angosciata “Facciamo la pace, facciamo la pace!”, la pace o l’amore.
La frase materna era perfida, corrompeva la buona fede, istituiva la relazione effettiva con la bambina in un on-off ideale (cioè non pensabile) dalla cui minaccia non c’è difesa anzitutto nel pensiero (è ciò che significa angoscia, che troverà poi una prima difesa nella rimozione come atto del pensiero). Amore e angoscia sono coevi.
L’amore faceva impazzire sant’Agostino.
Le difficoltà umane iniziano dall’amore, e il pensiero avrà un nuovo inizio di conseguenza.
Bisogna che l’amore cessi di dare l’orientamento del pensiero.
Un suo orientamento è l’odio, in quanto l’odio è per il pensiero, fino al terrorismo.
Coltiviamo da anni l’altro orientamento, quello del regime dell’appuntamento, implicante l’universo.
Non considero proibito conservare la parola “amore”, con juicio.
Giacomo B. Contri
Lunedì, 22 settembre 2021
Pubblicato su societaamicidelpensiero.it