Il verbo “reggere” regge più frasi, reggere il potere o governare, reggere il dolore o sopportare, reggere il piacere o …
Il dolore, malgrado le dichiarazioni in contrario, lo reggiamo benissimo, il masochismo regna sovrano (vedi l’ancora immenso articolo di Freud);
il potere lo reggiamo malissimo, nel potere siamo degli incompetenti (lo osservava già Freud);
ma al cuore o nocciolo delle cose, è il piacere quello che non reggiamo, facciamoci ammaestrare dall’espressione corrente “non reggere l’alcol”:
non designa quantità smodate di alcol bensì il moderatissimo bicchiere di vino, il cui contenuto alcolico è ciò che chiamo psicofarmaco voluttuario (e lo è, e forse un giorno passerà sotto ricetta medica).
Osserviamo che in questi anni di “rigore” o “austerità” (sacrifici, tasse) la gente regge fin troppo bene il rigore stesso, insomma i governanti dovrebbero essere grati al masochismo che governa per loro.
Sono millenni che non si fa l’osservazione che in natura non esiste il piacere, che il piacere lo mette il pensiero, che il pensiero è artificio:
gli animali non conoscono il piacere, e per questo non lavorano.
La frase lasciata incompleta sopra termina:
reggere il piacere o pensare.
Suggerisco di rivedere a questa luce la celebre frase di San Paolo “Non faccio il bene che voglio ma faccio il male che non voglio” (Romani 7, 19).
lunedì 30 aprile 2012
Pubblicato su www.giacomocontri.it