Lo dico riprendendo dal finale di ieri:
mi hanno rimproverato (in forme e fonti diverse da decenni) di reggere insieme Freud e Gesù (ho perfino scritto che se il secondo siede alla destra del Padre, il primo siede alla sua sinistra).
Quanto a razionalità del rimprovero, mi trovo bene perché si tratta di una medesima ragione:
nell’uno e nell’altro caso c’è un medesimo pensiero, quello del successo o riuscita o soddisfazione dell’umanità in quanto tale benché contro ogni speranza, ossia dell’essenza detta “umanità”.
In Freud si tratta di guarigione possibile-pensabile, ossia di salute come salus unificata, senza più la tradizionale scissione tra salute da medico e salus da prete, ossia del passaggio a una soddisfazione non più metodicamente inibita con angoscia e sintomo.
In Gesù si tratta (“ascensione”) non di obbligo (resurrezione come “destino”) a vivere sempre (ho già scritto che io non ci vado), bensì di desiderabilità della condizione umana (negata da tutti, Greci o Buddha).
Pubblicato su www.giacomocontri.it