Certe ubi volet spiritus, ibi erit protinus corpus.
La mia gratitudine a Pietro R. Cavalleri per l’acuto e paziente lavoro con cui ha procurato a tutti questa opera, che è più che il risultato di un lavoro accurato di redazione: ne è risultata piuttosto una proprietà comune di un bene intellettuale che per anni ci ha occupati in molti. Ne ho la sorpresa di far esperienza di una sorta di comunismo intellettuale senza perdita della personalità individuale (o anche: senza collettivismo). È un esempio di quella prima Città in cui ci alleiamo alla distinzione agostiniana.
Ancora, è stato ascoltando la recente presentazione che Cavalleri ha fatto di questo lavoro, che ho avuto occasione di incrementare la sorpresa con un nuovo schiarimento, di quel tipo che conosciamo con il dissolversi della nebbia, che è il dissolversi della cattiva infinità dell’indistinto, o del qualunque.
La parola «aldilà» ha acquisito la potenza linguistica di designare un solo concetto per due reali, corpo e Città come universo ordinato da una legge che è unica per la Città e il corpo individuale, abbattendo così l’ostacolo di sempre nella vita e nel pensiero di tutti: l’irredenta barriera della distinzione tra individuo e società – o gruppo, o famiglia –, tra organismo individuale e organicità sociale o collettiva. È la distinzione che fa la Civiltà ostile («disagio della civiltà»), comando sempre più puro che lascia all’individuo la sola autogestione di esso, e all’illusione individuale il conferire ancora un significato alla parola «libertà». …
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo rivisto dall’Autore