Mi sembra che siamo tornati alle dispute dei primi tempi del cristianesimo, anzi ne sono convinto:
ma “tornati” è una distorsione storiografica, ci siamo sempre rimasti ma l’abbiamo dimenticato.
Nel titolo, l’accento è su “insieme”, invece le singole parti non sono spazzatura.
Mi riferisco a quell’insalata fradicia che è raccolta nel libretto “Le più belle preghiere di tutti i tempi” (Liberamente Editore, 2009), che nella sua esemplare miseria d’insieme ha un alto potere di rappresentanza di un grande mucchio di spazzatura spirituale, paragonabile a quella materiale di Napoli.
“Spazzatura” non sono le singole preghiere (cosiddette) raccolte nel libretto:
prese dal cristianesimo – in cui figura nientemeno che un inno manicheo! -, ebraismo, islam, induismo, buddhismo, shintoismo o “dal Giappone”, magia o “dei Pellerossa” (con tutto il mio rispetto per Wakantanka!):
considerare religione il buddhismo è arduo, considerare religione la magia è stupido, a confonderle c’è di che essere bocciati a qualsiasi esame di cultura generale:
le ammucchiate sessuali sono più dignitose, e non conducono alla pedofilia che è asessuata, quelle spirituali e asessuate sì.
Ma c’è di peggio:
il libretto è preceduto da un passo di Hans Urs von Balthasar, che ho ben conosciuto ai tempi in cui ero redattore di una rivista di Teologia (“Communio”) di cui egli era direttore:
letto il passo c’è da non credere ai propri occhi, e provo dispiacere a doverlo dire per il senso di rispetto che provavo verso l’illustre Teologo:
“Quanto più un essere umano impara veramente a pregare, tanto più profondamente capisce che tutto il suo balbettare con Dio non è che una risposta al discorso che Dio gli fa e che perciò vale anche l’altra cosa: che tra Dio e l’uomo ci si può intendere solo nella lingua di Dio” [sottolineature mie].
C’è da prendersela, oppure ridere, anche come atei o miscredenti, per simili parole dette da un cristiano:
Gesù se esiste, se mai è esistito, e comunque esiste almeno letterariamente (Vangeli), parla italiano (a quei tempi ebraico, aramaico, greco, latino), lo dice anche il Concilio di Nicea o “Credo”, e non si vede perché nell’ascesa al cielo avrebbe dovuto perdere le corde vocali e l’articolazione fonetica: …
Pubblicato sul sito www.culturacattolica.it giovedì 15 aprile 2010