Talenti, tesori, frutti, il figliol prodigo stesso. Molte parole del Vangelo riconducono al valore del profitto. Un noto psicoanalista cattolico ci spiega così la questione.
D’accordo, libertà e rispetto per ogni religione e irreligione: nel mio mestiere il rispetto è più di un valore, è un principio personale comportamentale tecnico.
Sono uno psicoanalista, freudiano senza riserve, ancora sorpreso dalle risorse attuali del pensiero di Freud. Appunto, pensiero. Lui concepiva il pensiero, proprio e altrui, come un organo ossia con vita propria, per esempio come il fegato, altamente elaborante e a un tempo piuttosto umorale, affettivo. Per lui il pensiero, nel meglio ma anche nel peggio, è un motore, a un tempo affettivo ed economico: investimento, produzione, profitto o perdita, anche nei suoi momenti più astratti o speculativi. Specula, in doppio senso, sempre, a costo di imbrogliare anche logicamente.
Nell’affettivo lo chiamava «libido»: correlata con i sessi sì, ma nulla a che vedere con la vecchia stupida e diffamante idea di “libidine”, parola nata nell’equivoca storia del linguaggio.
Nell’economico, il pensiero opera nell’ordine del profitto (Gewinn) a ogni costo compreso il caso di preferenza per i costi anziché i benefici (è il caso della psicopatologia).
Scusandomi per questa corsa telegrafica, vengo al mio passaggio di pensiero grazie a Freud. Prima, ero semplicemente uno nato sotto una parrocchia come altri nascono sotto un cavolo. Nessuno mi aveva mai insegnato che, fede o non fede, c’era stato un altro pensiero simile, un pensiero pensante, razionale, magari da disputare ma pensiero, che era il pensiero di Cristo, costruito con vigore logico.
Sorvolo sul suo “libidico”: ora lo dico come pensiero economico, non roba da Orsoline. In esso tutto è buttato in economia, e non di sopravvivenza ma di profitto: talenti, mine, perla, tesoro, frutto, cento per cento, retribuzione oltre il salario, perfino riciclaggio economico della competenza dei disonesti. Lo stesso figliol prodigo, tornato arricchito più che da un dottorato in Economics, disponendo ormai di un duplice sapere – su quale è il business migliore e sugli errori economici che si possono commettere – viene logicamente promosso a presidente del consiglio di amministrazione. …
Pubblicato su IL – Il Sole-24ORE, Storia di copertina, n. 02-2009, pag. 68