Seminario 2001/02
“ANCORA SULL’AMORE NELLA PSICOANALISI”
Ha già detto tutto Sandro Alemani, quindi beviamo champagne e andiamo a dormire o a fare qualsiasi altra cosa per la notte.
Estraggo qualcosa dalle mie note. Lasciatemi schiarire la voce perché sto diventando sempre più rauco…
La sequenza non è logico-sistematica. Il primo, credo unico, nome, nome tentativo, per tentativi, che è stato dato nella modernità tarda alla pietra scartata, nome da vocabolario, lessicale, è la parola inconscio, che designa né più, né meno, un pensiero.
C’è un’altra che ho azzardato qualificare come parola; ora non ricordo grammaticalmente come si definisce questa espressione: «Toh!». si dice così di fronte a qualcosa che o non si era mai osservato o non si era mai pensato.
Nel mio ultimo anno mi è capitato di usare la parola inconscio più di quanto abbia fatto in tutta la mia vita; nel lavoro. È diventata impraticabile. Però chi ha inventato la parola inconscio, sapeva qualcosa dell’amore, tant’è vero che si è inventato l’amore di transfert. L’ha chiamato amore, Liebe. Il pezzo che ho scritto recentemente — però forse fra noi l’ho già detto — nel secondo secolo dopo Cristo i cristiani si sono inventati — e Dio li perdoni, non li mandi tutti all’inferno — la distinzione fra eros e agape, l’amore umano e l’amore divino. Ma cosa gli è venuto in mente di inventare la schizofrenia, la scissione dell’amore. Piuttosto meglio dire «Ragazzi, l’amore non esiste. Non se ne parli più». Almeno si comincia ad essere seri. E ho tutta una documentazione al riguardo. E la distinzione, la schizofrenia, non obbligatoriamente nel senso clinico della parola, è nata proprio nel secondo secolo, dopo che Apuleio scrisse Amore e Psiche. Allora i cristiani non potevano essere contro ad Amore e Psiche, per più ragioni, però allora è nata la sistematica: sì, c’è l’amore umano e c’è l’amore divino, c’è l’agape e c’è l’eros. Secondo me è cominciato tutto lì.
Con una certa emozione mi è venuto in mente ieri o l’altro ieri parlando con Sandro l’altro giorno quella quartina di Lorenzo De’ Medici che tanti dovrebbero conoscere: «Quant’è bella giovinezza/che sì fugge tuttavia/Chi vuol esser lieto sia/del doman non v’è certezza». …
Pronunciato il 26 ottobre 2001
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore