1° SEDUTA – IL CASO DI DANTE

Seminario 1994/1995
“VITA PSICHICA COME VITA GIURIDICA”

 

 

Questo Seminario sarà dedicato a una vera e propria esposizione di casi. C’è sempre stato qualcosa di errato nel parlare di casi, più precisamente: presuntuoso; a volte offensivo. Parlare in termini medici di un caso di nevrosi è omicidio. Parlarne in termini giuridici rende la propria implicazione così evidente che la presunzione è negata. Si fa sempre bene a avere prudenza nell’esporre un caso.

Associavo le due coppie di termini: moralità-normalità e non-moralità-psicopatologia e dicevo che il giorno in cui ciascuna di queste due coppie sarà un solo termine, sarà davvero un gran giorno. L’unificazione pratica in un solo concetto (moralità e normalità, psicopatologia e non-moralità) è un lavoro di civiltà, e quasi tutto da fare.

Si può andare lontano nei secoli nell’individuare il pensiero patologico. Ne propongo un esempio nel V Canto dell’Inferno di Dante Alighieri. In questa vicenda, la coppia di termini moralità–normalità e non-moralità–psicopatologia è tutta presente e tutta scissa. Dante, mentre ritiene di trattare una vicenda di normalità, sta parlando di psicopatologia.

Inizio a mostrarvelo, illustrandovi i sintomi isterici presenti in questo canto. Al verso 136 Francesca racconta: “La bocca mi baciò tutto tremante“. Per quale ragione lui dovrebbe baciare “tutto tremante”? So che la stragrande maggioranza di voi, esattamente come Dante, considera questo un fenomeno normale.

Niente affatto! È un sintomo isterico. Il secondo sintomo isterico è addirittura clamoroso: “E caddi come corpo morto cade”. È un tipico svenimento isterico. E si può continuare: “Scolorocci il viso…“: altro sintomo isterico. Come può Francesca, adultera, dire che il suo sposo merita il più profondo Inferno? “Quand’io intesi quelle anime offense…“: ma la prima anima che aveva titolo di essere offesa era Ciotto.
Dante pretende che i pensieri di Paolo e Francesca fossero “dolce pensiero” e che la causa che ha mosso l’uno e l’altra fosse il desiderio. “Quanto dolce pensiero, quanto desio menò costoro al doloroso passo…”.

Noi insegniamo che la legge di moto, normale, non porta a nessun doloroso passo.

Voi che conoscete i dubbiosi disiri…”. Questa parola è proprio da intendere nel senso otto-novecentesco di “dubbio”, come è riferito nella nevrosi ossessiva: il vostro desiderio è dubbio. I sintomi ne fanno già sufficiente fede.  …

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Pronunciato l’ 11 novembre 1994
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore


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Data di pubblicazione: 05/06/2016