2.a SESSIONE – INTRODUZIONE

Giacomo B. Contri

Buongiorno anche se piove.

Quella è stata proprio una bella idea; Genga mi chiedeva che gli rinfrescassi il ricordo di come mi era venuta in mente questa frase e gli ho risposto che è un mio ricordo, non mi sono inventato la cosa. Tornavo da Padova a Milano in treno, diversi anni fa al mattino abbastanza presto, ed ero in un compartimento pieno di pendolari, era una giornata grigia, uggiosa, come si dice.

Maria Delia Contri

Oggi appena salita in taxi, il taxista mi ha detto: “Che giornata uggiosa”.

Giacomo B. Contri

Taxista colto.

In un compartimento con le lamentele di tutti, piagnistei sulla giornata, un tizio non giovane seduto lì aveva detto questa frase: “Non è perché piove, che il tempo è brutto etc. che sarà una brutta giornata”.

È vero che noi facciamo bene a leggere i libri, ma raccogliere le frasi che si pronunciano correntemente, in questo caso in treno, non è minore dell’attenzione al romanzo, alla letteratura o all’articolo sul giornale, l’atteggiamento dell’intelletto è il medesimo.

Glauco Maria Genga

Scusi, vuol dire che quel tale in treno era abbastanza libero da quello che a noi hanno insegnato a scuola fin dalle elementari, il nesso “paesaggio-stato d’animo”.

Giacomo B. Contri

Paesaggio-stato d’animo, sì ha ragione.

Silvia Tonelli

Freud nel suo testo Caducità[1] cita proprio l’esempio della persona che di fronte ad un paesaggio magari primaverile dice: “Che peccato che debba finire” e si sofferma a dire: “Sembrerebbe che venga naturale, che sia una cosa di buon senso, ma non mi sembra che sia proprio così” e annota che ci deve essere un pensiero svilente in realtà.

Giacomo B. Contri

È giusto, molto giusto.

Del resto un’analisi è la stessa cosa del compartimento del treno. Sono arrivato tanti anni fa alla similitudine tra la stanza dell’analista e la piazza, piazza a due: questo era sull’onda del pensiero di Freud quando dopo avere scritto Psicologia delle masse[2] ha detto che l’innamoramento, la coppia di innamorati sono una massa a due, né più né meno che la massa di una piazza in un comizio.

Sono quelle che io chiamo osservazioni terra-terra, quel terra-terra che nella storia del pensiero nessun pensiero paludato (a partire da Platone) ha mai raggiunto: la storia del pensiero non è mai scesa – chissà mai perché scesa –, non è mai entrata, è meglio. Vedete come la cura delle parole è importante: non scendo in piazza, entro in piazza, posto che ne sia mai uscito. Questo riguardo alla terra.

Ancora una parola, prima di cederla a Mariella Contri, solo per domandarvi di aiutarvi e anche di aiutarmi a coltivare il campo.

La metafora contadina resta buona anche per il futuro, non è rétro parlare di campo. Vi domando di aiutarvi e aiutarmi a coltivare il campo designato dal testo introduttivo[3], tema di quest’anno e designato al tempo stesso, così densamente e spero proprio precisamente, competentemente, ma anche lasciato così indeterminato quanto ai suoi temi, alla sua estensione e al suo esito.

Aggiungo ancora qualcosa.

Guardiamoci, guardatevi intorno: televisione, telegiornali, giornali, discorsi comuni, discorsi in treno, anche i treni americani, non solo i nostri, anche in America ci sono i treni con eventuali mattinate uggiose, con la gente che si lamenta come nell’episodio che ho ricordato, e con un tizio nell’angolo che dice: “Ma insomma, ragazzi, non vuole mica dire che andrà tutto buco”. Succede anche in America, in Cina, etc.

Allora, con l’attenzione agli ultimi mesi, all’ultimo anno e in particolare oggi, a breve distanza dal referendum – sì, proprio il referendum –, ascoltate e guardate al tempo stesso i discorsi che si fanno. Al momento penso più alle opposizioni di destra e di sinistra: non sono discorsi politici, sono discorsi melanconici dal primo all’ultimo. Potrei farvi una dozzina di nomi, preferisco di no, ma sono i soliti, da Brunetta a quell’altro là, quell’altro lì, quella signora, e così via.

Sono discorsi melanconici, invidiosi, compresa – per questo ho detto non solo ascoltare, udire, ma guardare – la mimica dei discorsi televisivi, dei talk show, non c’è nulla della politica.

Finisco e ovviamente potete anche farmi obiezione.

A mio parere, raccogliendo, tirando i remi in barca, i remi più contrastanti fra di loro (uno tira lì, uno tira là) a livello non solo italiano ma mondiale, c’è una frase che ritengo mia – mi piacerebbero obiezioni perché mi fido abbastanza di me, ma non tanto da non pensare che io possa dire cose sbagliate –, una frase per di più implicita (ma qua e là anche esplicita), che riassume lo stato delle cose attuale. É la frase: “Non sappiamo più che pesci pigliare”, da ogni parte, politicamente, governativamente, nella pubblica opinione. La frase prevalente è: “Non sappiamo che pesci pigliare”.

Ben lungi dal credere che da questo avvenga il passaggio ad un pensiero nuovo: dalla povertà non si produce la ricchezza, un pensiero nuovo non si produce dalla frase “Non sappiamo che pesci pigliare”.

Come si diceva nel dialetto veneto della mia famiglia: “Soldi fa soldi e pioci fa pioci”, i soldi fanno i soldi, i pidocchi fanno solo pidocchi.

Per questo io, insieme a Marx e insieme a Freud, non sono per i ceti deboli: con i ceti deboli non si fa un passo, non si tira fuori niente, non si cambia il mondo con i favelados. Persino Togliatti ha detto qualcosa di simile a ciò che sto dicendo; peraltro Marx nella prima parte de Il Manifesto del partito comunista lo diceva chiaramente: noi non siamo lì a cercare di sollevare i poveracci.

Prendendo una strada ben diversa dal sollevare i poveracci, anche i poveracci non saranno più tali. Minimo minimo fate vostra – ve lo consiglio – una frase di Confucio, credo abbastanza nota, che diceva: “Se ti imbatti in un povero non regalargli un pesce, insegnagli a pescare”. È ovvio che se è povero non basta insegnargli a pescare, bisogna metterci anche la canna da pesca.

Pensiero nuovo, noi nel nostro limite – che non è quello numerico –, è ciò che stiamo facendo. Lascio la parola a Mariella Contri.

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[1] S. Freud, Caducità, 1915, OSF, Vol. 8, Bollati Boringhieri, Torino.

[2] S. Freud, Psicologia delle masse e analisi dell’Io, 1921, OSF, Vol. 9, Bollati Boringhieri, Torino.

[3] G.B. Contri, La civiltà dell’appuntamento. Per amor di legge, testo di presentazione del Simposio 2016-17, Società Amici del Pensiero “Sigmund Freud”, www.societaamicidelpensiero.com, settembre 2016.

 

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Pronunciato il 19 novembre 2016 con Altri
Trascrizione a cura di Sara Giammattei
Revisione di Glauco Maria Genga
Testo non rivisto dall’Autore


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Data di pubblicazione: 05/06/2016