Corso 2001/2002
UN’IDEA SEMPLICE. LA PIETRA SCARTATA. IL PENSIERO
Il terrorismo dell’angoscia che si pietrifica
ossia quando principio di piacere versus amore
Ho raccolto una questione che è stata sollevata, qui. La dico così. La introduco così. C’è una ragione precisa per cui il modesto Freud può essere chiamato un mite nel senso del discorso della montagna: per avere detto — peraltro è anche un titolo questo detto, intitolato Analisi terminabile e interminabile — che è anche interminabile, ossia che non c’è un momento in cui se ne può dire «È fatta una volta per tutte; dunque adesso basta». Vorrebbe dire la fissazione a uno pseudo-regime di salute in cui tutto è finito lì: non avrò più da pensarci. E quindi non avrò più da pensare il porre l’analisi come fatta e finita una volta per tutte, a parte l’idea di titanismo, o di società finalmente realizzata, felice, beata, il sole dell’avvenire, etc. Al di là del titanismo, una simile idea — è fatta una volta per tutte — è semplicemente il dare come soluzione la patologia di partenza: si chiama fissazione. Rien ne va plus, non si muove più niente. Non c’è più movimento. Non c’è più il pensiero, non c’è elaborazione, non c’è più rapporto, non c’è più nulla. Finire un’analisi è il momento in cui si può dire «Ho ricominciato». Anzitutto, a pensare; e il pensiero stesso è un atto a due. Ognuno nel suo posto, come sempre ripetiamo, essendo intercambiabili i posti. Anche i miei pensieri dei composti, dei con-posti; i più personali, più originali e inventivi dei miei pensieri.
La questione è questa, alla quale ho fatto precedere, e si capirà subito perché, la precedente premessa. E già il nazismo. E il comunismo? In termini quantitativi ha fatto più cadaveri di quanti ne ha fatti il primo: vero, constatato, già da parecchio tempo. Il fatto è che se il nazismo è stata una commedia, e non certo come parola alleggerente, non è affatto la commedia, come si dice «il campiello di quello là». Il campo sì, il campiello no. Di campi ne ho fatti tanti. Attenzione ai campielli, o alla famiglia separata dall’universo…
I campielli di concentramento…
Pronunciato il 1° dicembre 2001
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore