Mi piacerebbe che gli interventi avvenissero naturalmente su quello che si vuole, ma gravitando – oggi non si dice più “girando”, ma “gravitando”; è tutto diverso – sul tema posto da Mariella Contri a proposito della s-vista, dell’incompletezza.
In sé la parola “incompletezza” potrebbe non essere primaria secondo l’idea corrente e osservativa del bambino, rinunciando a far troppe metafisiche sulla mancanza ecc.: la mancanza strutturale e tutte quelle cose lì hanno fatto perdere tempo a molti di noi, comunque anche le difficoltà, se non si risulta “annegati” prima o poi servono. Questo non è un motivo sufficiente per creare difficoltà alla gente.
Allora, l’idea di una incompletezza originaria è sbagliata.
Lasciamo stare il fare ancora una volta le lodi di Freud. Tutto ciò che sappiamo dall’osservazione del bambino è che il bambino, come ho già detto, non ha nemmeno la dotazione del gattino che si avventa subito sui capezzoli della gatta: il bambino se lo lasciamo lì muore e senza neanche piangere.
Se solo gli sovveniamo un pochino, quanto basta, poi fa tutto lui. Me la sono già presa con Chomsky, quello che dice che è la natura, una specie di struttura soggiacente, a insegnarci il linguaggio; il linguaggio non ce lo insegna nessuno, neanche una grammatica innata che non si sa dove sarebbe, che ci porterebbe verso il linguaggio.
Il bambino, come ho già detto, parte da zero: in altri termini l’uomo – possiamo anche spendere la parola astratta, l’umanità – è un puro supplemento rispetto alla natura: prima non c’era e dopo c’é.
Non c’é l’uomo originario, c’é il bambino appena nato che potrebbe anche morire, tempo ventiquattr’ore, che comincia subito – in due anni l’opera è completata – a incrementare, cioè supplementare la natura ed è inutile ritornare sul fatto che l’uomo-animale non esiste, c’é solo l’uomo. Solo dopo verrà la patologia a informarci che questo è un supplemento, successivo alla patologia: non esiste in natura, anche se non è per il meglio, ma mi sto già dilungando.
Mariella dice: “Non partiamo dal diavolo, quello che fa venire la nevrosi”, a parte che magari qualcuno avesse detto che il diavolo farebbe venire la nevrosi! Almeno avremmo cominciato molti secoli prima a scoprire la nevrosi, invece no.
Il diavolo ne farebbe tante ma la nevrosi no, anzi ci sono persino alcuni (i soliti preti…) che, se mai, vanno dicendo – posso fornire nomi e titoli dei libri – che la psicopatologia ce la manda Dio nella sua operazione di grazia, per esempio, la melanconia, correntemente detta depressione. […]
Pubblicato su societaamicidelpensiero.it
Pronunciato il 23 gennaio 2016 con Altri
Trascrizione a cura di Sara Giammattei
Revisione di Glauco Maria Genga
Testo non rivisto dall’Autore