4° SEDUTA – ORGOGLIO DELL’ERRORE

Seminario 1994/1995
“VITA PSICHICA COME VITA GIURIDICA”

 

 

1. Il mistero della nonguarigione e lorgoglio dellerrore

La meta del lavoro che facciamo (a ogni livello, anzitutto individualmente riguardo a noi stessi) è la guarigione. E la guarigione non può essere che l’abbandono, la caduta o la fine di una legge errata. La legge errata o patologica resiste alla sua caduta più di quanto un ancien régime resista alla rivoluzione. Ci sono pseudo-guarigioni, ossia dei cambiamenti puri e semplici, che non fanno altro che mantenere intatta la patologia precedente, rilanciandola in forme nuove.

Stante che la non-guarigione consiste nel continuare a fare un lavoro instancabile per andare contro i propri interessi e il proprio beneficio, la psicopatologia si presenta come una bizzarria: c’è effettivamente un mistero, sotto alla non-guarigione. Nella legge errata c’è un orgoglio dell’errore. Non dico di più. Parlerei di orgoglio della psicopatologia, orgoglio della legge astratta, che resiste a tutto. Solo dopo la guarigione un soggetto è in grado di descrivere quell’orgoglio come una sciocchezza, una stupidaggine. Perché un nevrotico non guarisce recitando il Padre Nostro?

Ci sarebbe da fare il lemmario dei termini impliciti e espliciti coinvolti nell’intervento di Raffaella: nevrosi e psicosi, oggetto, comando, domanda, innamoramento, eccitamento.

 

2. La vita come giuridica rende realeil reale naturale

Un soggetto che dice: “Non posso avere una donna”, non avrà mai una donna, perché una donna che ne fosse informata non starebbe con quell’uomo. Invece, la frase: “Procurami una donna” non ha nulla della modestia; è un comando, l’ordine di qualcuno che – non essendo neppure inserito in rapporti gerarchici – neppure potrebbe comandare. Eppure è un comando allo stato puro, del tipo: “Che la luce sia fatta!”. L’analogia tra i due comandi è abbastanza stretta: si tratta di fare esistere la luce o la donna che un istante prima del comando creativo non esisteva. Nel discorso (nella legge) di costui, la donna non esiste e questa frase la farebbe esistere. Alla parola “donna” non corrisponde nulla, eccetto ciò che corrisponde alla luce che ancora non è stata fatta.

La vita (come vita) giuridica rende reale il reale naturale, fa essere “essere di rapporto” (la donna), ciò che fino a un istante prima era un essere della realtà naturale. Non si tratta di creazione, ma di transrealizzazione.  …

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Pronunciato il 13 gennaio 1995
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore


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Data di pubblicazione: 05/06/2016