Corso 1997/1998
UNIVERSITÀ. CHE COSA POSSO SAPERE
Dico subito, dopo aver ascoltato come tutti, che sono più soddisfatto di quanto avessi atteso, entrando nella sala.
Due cuori e una capanna è l’affondamento del Titanic dell’amore. C’è un’altra ragione per cui ora richiamo il Titanic. Due cuori e una capanna è il disastro dell’amore, il disastro anticipato, iniziale, programmato; essendo una frase che introduce un programma, il disastro è programmato. La soluzione è un cuore, se il reddito è sufficiente due capanne — è solo perché il reddito non sempre è sufficiente che ci si riduce a una capanna; questo è un gravissimo errore dei secoli, e non solo legato al fatto che il reddito non è molto alto — quindi un cuore e due capanne, salvo tolleranza per come va la borsa o il conto in banca, ovvero un cuore e una Città. Mi esprimo così solo per dare un venticello comunicativo alla formula di Pietro R. Cavalleri che il rapporto è fra cervello di S e mente o pensiero di A.
In anni, neanche lontanissimi secoli, nei tempi ci sono stati alcuni che si sono impegnati, anche seriamente, a sostenere che le donne non hanno l’anima. Era solo la forma reazionaria di un’idea corretta. Il soggetto, in posizione di soggetto, non ha l’anima. La legge di moto è una legge di moto in due. Dunque non sono due cuori, ma è un cuore, una legge, una legge di successo, di soddisfazione. Perciò è vero che c’è un momento temporale in cui uno dei due, e non obbligatoriamente la donna, non ha l’anima. Allorché sono in due ad avere l’anima, e una capanna, per peggiorare le cose, sono Medea e Giasone — li ho appena visti in compagnia l’altra sera — dove Giasone è un imbecille, un imbecille furbesco, un parvenu, che tale resta — ma questo… nessuno parte per pre-acquisite eredità, per cui si può partire da parvenu — ma Giasone è un parvenu recidivo. L’altro cuore è Medea che è una criminale. La coppia perfetta…
Allora, d’accordo con relazioni generative. Il cervello di esse — zucca vuota: ai miei amici regalo zucche vuote. No, zucche piene perché se le svuotino loro — è lì a fare man bassa del pensiero dell’altro. …
Pronunciato il 7 febbraio 1998
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore