Seminario 1994/1995
“VITA PSICHICA COME VITA GIURIDICA”
Una rapida lettura di questa mattina mi ha procurato un caso1 in cui viene riferito il breve dialogo fra un padre e un figlio piccolo; l’aria è quella di un papà e un bambino che vanno a fare una passeggiata.
Il padre dice al figlio: “Prendi la bicicletta” e il bambino al padre: “Bicichetta?”. Il padre: “Sì. Là dietro la siepe…, la ‘bicichetta’”. E il bambino: “Non ‘bicichetta’, bicichetta!”.
Il commento è senz’altro corretto: “Il bambino si arrabbia perché si sente deriso. Dalla sua ultima risposta si capisce che egli pur dicendo: “Bicichetta”, sa che la parola corretta è: “Bicicletta” e dicendo: “Non ‘bicichetta’, bicichetta!” vuole dire non ‘bicichetta’, ma proprio bicicletta e, anzi, forse crede di dire proprio così. Questa conoscenza è un segno della sua competenza fonologica: il bambino sa che alcune parole contengono il nesso consonantico “kl”, la cui realizzazione fonetica è prematura.
Al commentatore, che pretende di cogliere il fatto linguistico, sfugge il fatto giuridico: la condotta del bambino è una sanzione a un’offesa; è la nostra poca sensibilità che non coglie l’offesa. Al bambino non sfugge affatto e ne dà segno nell’arrabbiarsi. Corregge, e correggendo sanziona normativamente il padre ossia ha una replica che è una sanzione: il bambino ha una propria norma.
In cosa consiste il reato? Il reato dell’adulto è l’infantilizzazione di ciò che non è infantile; l’adulto esautora una competenza che già esiste nel bambino, disconosce una competenza giuridica e non solo linguistica, potremmo anzi dire che quella linguistica include quella giuridica.
Volevo fare osservare questo esempio che regge il paragone con tutti i nostri esempi di casi; se il caso non è da trattarsi come caso clinico è solo perché possiamo trattarlo soltanto come caso scientifico. Qui abbiamo un articolo scientifico, che è l’analogo di un caso clinico. Il disturbato in questo caso è la signora Marina Nespor che ha scritto l’articolo.
Pronunciato il 10 febbraio 1995
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore