L’idea che volevo introdurre accennatamente è un’idea, un tema su cui dovremmo fermarci prima della fine dell’anno, però prima mi va di fare un cenno per non lasciar sospettare che ce l’ho con i preti.
Ho avuto una vita piena di preti, sono uno dei massimi esperti della materia, ma faccio cenno ad uno. Devo averne già parlato o scritto un pochino una volta; mi riferisco all’intervallo fra i miei sette e dieci anni, dopodiché questo vecchio prete è morto. Era il mio parroco di allora e aveva qualcosa di singolare, oltre ad essere un pedante, noioso. C’era qualcosa di singolare che cominciai a capire tardi.
Questo parroco, qualsiasi permesso gli si chiedesse, sempre e invariabilmente rispondeva no. Forse qualcuno conosce già quello che sto dicendo. Una serie di no era addirittura ovvia: per esempio, leggere certi giornaletti era no (l’Intrepido era proibitissimo); poter andare al cinema in sala pubblica, non all’oratorio, era no; poi c’era qualcosa di veramente strano: non concedeva il permesso neanche alla richiesta di andare al cinema all’oratorio. All’orecchio suona diverso. Giocare all’oratorio, naturalmente a pallone e soprattutto a basket, era no. E così altri esempi.
A quell’età non dico che ho prodotto chissà quali meditazioni trascendentali su questa esperienza, ma col tempo quest’uomo è diventato un mio maestro, perché meditatamente non concedeva che gli si chiedesse permesso: era alla richiesta di permesso che rispondeva di no. Oggi potrei dire che era all’altezza del più sviluppato pensiero giuridico. […]
Pubblicato su societaamicidelpensiero.it
Pronunciato il 16 aprile 2016 con Altri
Trascrizione a cura di Sara Giammattei
Revisione di Glauco Maria Genga
Testo non rivisto dall’Autore