Corso 1998/1999
«SCIENZA» O DEI QUATTRO LEGAMI SOCIALI
Interloquisco con Tito Perlini semplicemente facendo delle mie osservazioni intessute qui e là su ciò che ha detto lui.
Sono grato anch’io a Perlini, come altri che me l’hanno detto. Ma la prima osservazione che farei è che stiamo parlando almeno di un secolo, il nostro, che anche i meno dotti in queste cose, è pur sempre un’epoca a memoria d’uomo, attraverso i genitori e i nonni. Quindi, il nostro secolo ci appartiene a memoria d’uomo, a trasmissione familiare.
Quindi, con quel tanto di dato di esperienza comune a tutti, anche ai più indotti, che c’è in tutto ciò che è a memoria d’uomo; anche se mio nonno di queste cose non sapeva niente, era lì mentre queste cose si facevano.
Non ne sapeva, ma ne sapeva.
Tutto ciò di cui si è parlato, e tutto il nostro secolo, tutto ciò con l’espressione «a grande sacco», è tutto connotabile per mezzo di un sentimento e qualche volta dico sempre che il lessico triviale è utile nei momenti giusti — inutile essere eleganti nel momento in cui non è il caso di essere eleganti; anche questo è epistemologia, filosofia della scienza, filosofia del linguaggio — è il sentimento di quello di balle volgari, di volgarità enormi, insostenibili, se non colla forza a volta anche delle armi. Per esempio il bombardamento sulla Serbia è altamente rappresentativo di tutto ciò. Il Corriere della Sera alcuni giorni fa riferiva un’intervista un serbo diceva: quando sarà tutto finito avremo un enorme bisogno di psicologi. Guardate che è come dire che è stato lui a telefonare alla Nato perché andassero a bombardare…
Resta vero che la celebre frase di Carl von Clausewitz che dice che la guerra è prosecuzione della diplomazia con altri mezzi, adesso siamo in grado di notare che la guerra è una prosecuzione della psicologia con altri mezzi; poi, a cessazione della guerra, la psicologia ritornerà ad essere la prosecuzione della guerra con altri mezzi. …
Pronunciato l’ 8 maggio 1999
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore