9° SEDUTA – IL PROBLEMA TEORICO DEL MASOCHISMO (CON ALTRI)

Seminario 1986/1987
“ODIO LOGICO”

 

 

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Una delle pagine che seguiranno riguarda Giobbe. Giobbe c’entra, in modo fin troppo ovvio, dalla predicazione di tutti i secoli fino ad oggi, [inoltre] negli ultimi dieci o quindici anni su Giobbe è stato scritto di tutto, da Ceronetti, ecc.

Giobbe non è né masochista, né melanconico, né querulomane. Nella trasmissione è masochista (la pazienza di Giobbe): se c’è qualcuno che non è affatto paziente, è Giobbe. Non solo nel testo, ma è lodato da Dio per non essere paziente. Giobbe discute per tutto il tempo con i suoi amici (quel tipo di amici che è meglio perdere che trovare; nel finale è Javhè che interviene e dice: “Vi perdonerò solo se il mio servo Giobbe vi perdonerà”). Questi amici si comportano un po’ come degli psicoterapeuti e psicoanalisti che dicono a Giobbe – il quale ha perso i beni, è miserabile ed è malato nel corpo – che la sua malattia è la sua sofferenza.

Giobbe rifiuta l’equazione della sofferenza come malattia. La malattia è ciò a causa della quale si accetta di essere pazienti, anche e propriamente nel lessico medico, laddove “paziente” vuol solo dire che si accetterà di seguire tutti i passi che saranno necessari nel tempo – occorre dunque la pazienza perché c’è la presenza del tempo – per uscirne. Nei confronti di quella sofferenza comportata dalla malattia (ivi compreso il mal di denti) non si deve avere nessuna pazienza.

Il discorso del masochismo è la pazienza per il dolore, cioè è il dolore ad essere malattia, anziché il puro oggetto della ribellione. Talché, se non si può muovere un dito per abolirlo, non si muoverà il dito per abolirlo, semplicemente perché è l’impossibilia, ma il dolore in Giobbe è definito come intollerabile. Nel senso latino c’è un equivoco in questa desinenza; “intollerabile” ha il doppio senso: “che non può essere sopportato” (il masochista mostra che questo senso l’ha perfettamente superato: lo tollera benissimo, anzi lo cerca), ma anche nell’altro senso, “che non è da tollerare”. Per Giobbe il dolore non è affatto “da tollerare”, e non è affatto malattia. Essendone comportato, allora la pazienza per la malattia come pro- cesso comporterà obbligatoriamente la pazienza nel senso del doverselo tenere, ma non comporta affatto la tolleranza; mentre la malattia in quanto processo, sì.  …

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Pronunciato il 30 aprile 1987
Trascrizione e revisione a cura di Franco Malagola e Glauco Genga
Testo non rivisto dall’Autore


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Data di pubblicazione: 05/06/2016