9° SEDUTA – LA MÉTA: SALUS/SALVEZZA-GUARIGIONE INDIVIDUALE

Seminario 1996/1997
“PERCHÉ FREUD HA RAGIONE, 2”

 

 

Dico qualcosa che avevo preparato. Per puro caso sfogliando delle cose oggi, in vista di domani mattina, ho trovato una frase di Giovanni Calvino, uno dei grandi riformatori del Cinquecento, che nella discussione con Jacopo Sadoleto, rappresentante del cattolicesimo, Calvino gli obietta la seguente frase: «Chi è cristiano è chiamato a impegnarsi in qualcosa di più elevato che la sola salvezza dell’anima». Togliete l’anima, che sembra una cosa da bassa predicazione: qualcosa di più elevato che la sola salvezza. Ci voleva Freud per ritornare ad asserire nel più laico dei contesti che non esiste nulla di più elevato della salvezza. Anzi, è tutto il lavoro di Freud: si potrebbe riassumere in questo caso facendo uso di questa frase di Giovanni Calvino, si potrebbe caratterizzare anche in questo modo il che cosa è venuto a dire Freud: che non esiste nulla di più elevato della salvezza, ossia dell’individuo. L’individuo è che l’Altro qualunque diventa qualcuno — il modello civile di questo è il numero civico nel secondo diritto, e nel primo diritto è il corpo, ma in fondo l’intero dibattito, non da menti che si dilettano del disquisire, il dibattito che è anche quello delle guerre, dove semplicemente si dibatte lo stesso non parlando più e non pensando più, il dibattito di vecchia data, riguardo politica e diritto — dopo un dibattito che si rivolge all’interno del pensiero secondo il quale esistono fini sopraindividuali, esistono dei fini collettivi. Non esiste maleficio, anche disastrosamente bellico, che non sia uscito fra fini collettivi, all’interno dell’idea che ci sono i fini individuali e poi i fini collettivi, che ci siano due ordini di meta. La parola salvezza, comunque venga anche esegeticamente coltivata, è una parola avente significato in quanto il suo concetto asserisce questo, che non esiste fine che non sia la salute dell’individuo. È la parola fine che perde significato al di fuori della meta dell’individuo.

Allora, mi pare, anzitutto per mio uso e consumo, che il lavoro di quest’anno a me risulta riassumersi in questo: perché Freud ha ragione e perché essersi fermati sul Mosé.  …

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Pronunciato il 6 giugno 1997
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore


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Data di pubblicazione: 05/06/2016