Corso 2008/2009
LA DIFESA E L’ERRORE DEL PENSIERO COMPETENTE
INTRODUZIONE
Oggi parliamo sempre della stessa cosa: non che oggi, come nei corsi accademici, si parli di Lacan come cambiando argomento in un corso, oggi facciamo un passaggio della solita cosa che andiamo dicendo – sempre quella, come un unico tema musicale con tutte le variazioni che l‟universo e non il tema rende possibili. Il passaggio lo ha già fatto Mariella Contri con il testo di introduzione,2 che potreste avere letto già sul sito, e devo dire che nel nocciolo e più che nel nocciolo ha già detto tutto lei; perciò, anche se dopo tacessi, non sarebbe poi una grande perdita. Malgrado questo lo farò e io la prego di richiamare ciò che lei ha già scritto – rifacendomi a vecchie storie: ciò che ha già detto, per il fatto di averlo scritto, ma non mi va la distinzione tra dire e scrivere –; la prego dunque di ricollocare ciò che ha già detto e poi io mi collocherò nel divano di ciò che lei avrà detto.
È molto comodo stare sempre sul divano anche in stazione eretta: è quello che cerco di dire sempre, ma con più o meno successo. Quanto più vivremo in un mondo senza gravitazione, come gli astronauti, tanto più ci sarà più facile concepire di essere sempre in posizione sdraiata.
INTERVENTO
Come ho detto, mi accomodo in quanto già detto.
Notate che subito segnalo dei meriti, dal verbo meritare, uno dei frutti. Non c‟è merito che col frutto, fuori frutto non c‟è merito. Uno dei frutti di Lacan è di avere riconosciuto nell‟essere di qualcosa il feticcio, proprio quello del feticismo, quello delle mutande della ragazza, per dirla, ma… adagio!
Do un titolo tanto per, in ogni caso, preordinare ciò che a balzelloni andrò dicendo. Come altre volte, sono appunti; non ho l‟esposizione già tutta costruita; posso dare il titolo “Il distintivo”.
Ci arriverò subito, comunque immaginate il distintivo nella sua forma più usuale, un cerchietto con dentro un oggetto, un disegno, qualcosa, può anche essere una croce. È con intenzione che considero il caso della croce. Questo è il distintivo; poi uguale uguale, sinonimo il feticcio – l‟ho già nominato –. È sulla stessa verticale: distintivo come feticcio, il fantasma, parola parolaccia dell‟uso psicoanalitico. Lacan lo chiama Oggetto a, e va bene, non sforzatevi, tanto ve lo sto dicendo io che cosa è l‟Oggetto a. …
Pronunciato il 16 maggio 2009
Trascrizione a cura di Sara Giammattei.
Revisione a cura di Glauco Maria Genga
Testo non rivisto dall’Autore