5° – L’ATTACCO AL BAMBINO IN QUANTO “FACOLTOSO” DI PENSIERO. IL GATTO CON GLI STIVALI.

Corso 2002/2003
ENCICLOPEDIA DEL PENSIERO DI NATURA

 

 

Da parte mia è solo una conferma, in alcuni appunti. In ogni caso, stamane avevo più chiaro che il parlare del bambino da parte di presunti specialisti e dei genitori e da chicchessia, il parlare del bambino è l’unico vero test proiettivo che esista. Naturalmente è l’unico che non è mai stato inventato come test proiettivo. Sapete i test proiettivi, anche per fare diagnosi… E sono serissimo. Fino ad oggi non individuo una sola delle forme psicopatologiche che non sia diagnosticabile attraverso la lettura del protocollo di un discorsetto di dieci minuti fatto da uno sul bambino, a partire dall’idea che esista una sfera o disciplina detta psicologia infantile o psicologia dell’infanzia.

In ogni discorso sul bambino si applica un detto che credo di Cicerone, «De te agitur in oratione»: nel tuo discorso sul bambino non si tratta del bambino, ma si tratta di te. O se ne è investito il bambino, ne verrà guastato.

Pigliamo un bambino autistico e un bambino normale di due anni.

L’autistico di due anni, non ha età: si capisce che potrebbe averne duecento. Il suo automatismo è eterno, salvo estinzione fisica.

Nel bambino di due anni, posto che ci si sia un po’ snebbiati — ma l’aggettivo però sarebbe: “spostati” di terreno — la prima osservazione non dovrebbe più essere che è piccolo. La prima osservazione dovrebbe essere che è un uomo che ha domani. Per il bambino è certo che il domani non è ancora lo pseudoluogo della rimozione, del non pensiero, ossia non c’è domani.

È già stato tutto detto da Raffaella Colombo ma l’invidia — ne provo una definizione stretta — è la teoria che ci sarebbe una mancanza, che nell’umanità ci sarebbe una mancanza, cui consegue una peggio che balorda teoria della felicità, perché è criminale, non è soltanto balorda, che la felicità — o altre parole ancora — consisterebbe nel fatto che questa mancanza venga colmata. E dato che poi mancanza viene a voler dire insoddisfazione, fallimento, se nel colmatore ci si vede Dio, allora Dio è l’avvoltoio o lo sciacallo dei nostri fallimenti. Coloro che dicono certe cose non si rendono conto che bestemmiano formalmente.  …

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Pronunciato l’ 11 gennaio 2003
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore


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Data di pubblicazione: 05/06/2016