Corso 1995/1996
“UNIVERSITÀ”. RI-CAPITOLARE
Ambrogio Ballabio
Ho preparato due brevi serie di questioni a proposito delle lezioni che abbiamo sentito sul diritto quest’anno.
La prima serie riguarda la definizione possibile di diritto; la seconda l’utilità, la necessità del supplemento del diritto, che abbiamo definito Diritto Statuale.
A proposito della definizione di diritto è evidente a tutti coloro che hanno seguito fin qui i nostri lavori che per noi deve essere una definizione che valga esattamente nello stesso modo per il diritto del pensiero di natura e per il diritto statuale. E il punto fermo su cui mi sembra ci ritroviamo è il dire che il diritto è costituito da norme, cioè da formulazioni che sono rappresentabili come norma: l’imputabilità, la sanzione, cioè il collegamento tra un atto e una sanzione attraverso l’imputabilità di un Soggetto.
Uno dei passaggi che secondo me quest’anno è stato fondamentale è stato l’introduzione dell’obbligazione: dell’obbligazione come effetto immediato della norma, tanto è vero che nella rappresentazione sulla clessidra diciamo che la domanda stessa, la freccia g, forma obbligazione una volta che la domanda c’è stata. E in questo mi sembra che ci ritroviamo con la maggior parte di coloro che si sono occupati di definire il diritto, che in fondo ritengono che i contenuti delle norme di diritto sono sempre riportabili, dal punto di vista modale, all’obbligo. Sia un’autorizzazione, sia un divieto, e via dicendo, dal punto di vista logico sono riportabili a una questione di obbligo. Però la domanda su questo punto è questa: noi sappiamo che esistono una serie di obbligazioni patologiche. Nella patologia constatiamo tutti i giorni che il malato si sente obbligato, in una maniera che non coincide con il dire che l’obbligazione è sinonimo di tornaconto. Allora, da questo punto di vista, la domanda è: come saper discernere l’obbligazione conforme al diritto di natura dalle obbligazioni psicopatologiche. E se nel diritto statuale ci possono essere delle obbligazioni psicopatologiche.
Giacomo B. Contri
Mobilitare la parola-concetto giuridico di obbligazione è prendersi un bell’impegno: nel diritto la parola obbligazione non è una cosa da poco, i nove-decimi del nostro mondo ci vede sull’obbligazione. Tanto per cominciare i contratti, ma poi tutto il resto. Se noi viviamo sotto un tetto, di solito tutti i giorni, è perché siamo in un mondo di obbligazioni, altrimenti dormiremmo per strada o nelle tende degli indiani. Grande Freud quando ha detto: “Non esiste il selvaggio. Il selvaggio è un nevrotico come tutti gli altri”. È grossa: la cosa non è stata coltivata. Anche il bravo indiano d’America è un nevrotico. …
Pronunciato l’ 11 maggio 1996
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore
I testi relativi agli interventi di questo Corso sono stati raccolti nel volume «Università». Ri-capitolare, Sic Edizioni