7° SEDUTA – IL LAVORO DELL’ANALISTA

Seminario 2001/02
“ANCORA SULL’AMORE NELLA PSICOANALISI”

 

 

Quindi, l’alternativa è fra rielaborare e riciclare. La parola mi piace. Questo riguarderà il parlare di Lacan domani mattina, anche se non usa la parola riciclare, però nel suo costruire postamenti ricicla, quindi…

Sono d’accordo che il sogno rielabora, ma vorrei dirlo nel senso con cui uno potrebbe dire che un artista o uno scrittore avrà anche scritto dieci o cento romanzi e racconti ma non fa che rielaborare un suo tema. E in effetti — e questo è uno dei vantaggi derivanti dal fatto che le analisi durano un certo tempo — un giorno uno — l’analista almeno dovrebbe essere il primo ad accorgersene ma non è detto; può essere il cliente stesso che se ne accorge — può accorgersi che dopo tutto i propri sogni sono sempre lì a lavorare sul medesimo tema, anche quelli che nel contenuto manifesto sono i più difformi, spesso qualificati con la parola «strani»: ho fatto uno strano sogno. Uno dei segni di guarigione è che la parola «strano» sparisce dal discorso del paziente.

Ricordo le mie letture di Cechov quand’ero quattordicenne; non so più il titolo di quel racconto, ma comunque Cechov scherza su un certo tipo di personaggi che hanno sempre in bocca la parola «strano».

O «Che incubo ho fatto questa notte!»: dopo un po’ che uno qualcosa sa dei propri sogni dovrebbe avere appreso che il suo incubo era che impalmava la sua bella. Adesso l’ho detta in una forma così, ingenua e popolare. Che era soltanto la coscienza del risveglio, ossia è la teoria che rende prigioniero il contenuto latente del sogno a riprodurre come incubo, stranezza, un sogno tenero, un pensiero tenero. La trasformazione nell’opposto.

Per la verità, il pensiero che volevo dire è questo: è vero che la resistenza è non elaborare. Mi è capitato abbastanza recentemente: qualcuno che mi ha chiesto di cambiare gli orari per ragioni sensate. Si aspettava da me che io facessi delle controproposte. Gli ho detto: «Ci pensi un momento, mi faccia delle proposte e io…Purché siano sensate». Non ne venne nessuna. Continuò ad insistere. Io nella mia mente sapevo che c’era l’alternativa pratica, facile da raggiungere. Non c’è stato niente da fare: non ha voluto pensarne.  …

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Pronunciato il 26 aprile 2002
Trascrizione a cura di Gilda Di Mitri
Testo non rivisto dall’Autore


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Data di pubblicazione: 05/06/2016