8° SIMPOSIO – INTERVENTO

Solo una parola prima della pausa.

Per esempio, la rimozione potremmo dire che è un’ingiustizia per difendersi da una ingiustizia. Non argomento, riprenderemo in un altro momento.

Ora vorrei solo aggiungere che si può dire che esiste il giusto. Sembra che mi stia buttando completamente dall’altra parte, come quella frase di San Paolo citatissima, soprattutto dai protestanti: ‘Il mio giusto vive di fede’. Comunque, la frase configura il giusto.

Tutti sanno che, specialmente dopo la Shoah, gli ebrei hanno configurato il giusto delle nazioni: Schindler e altri due casi di cui non mi viene il nome.

Vorrei dare un esempio del giusto: direi che è l’eremita, ma non mi dilungo, tanto non ci ha capito niente nessuno. Comunque prendo un esempio di eremita che è stato San Francesco: serve a sfatare l’idea che l’eremita stia sul cocuzzolo o nel deserto; no, l’eremita stabilisce relazioni sociali a iosa, ma lasciamo stare.

San Francesco fa un gesto giusto, flagrante, quando nella cattedrale di Assisi si spoglia di tutto per dedicarsi alla sua nuova vocazione… che poverello! Come si può chiamarla ‘semplicità dello spirito’? Poveretto, tapino, magari tapino volontario, ma tapino?!

San Francesco è la figura più eminente dello snobismo umano: in una chiesa strapiena di gente, uomini e donne, con tutto l’apparato civile e religioso, con il vescovo lì presente, cosa fa? Si spoglia nudo.

Se non è uno snob uno così, non esiste lo snobismo. E poi raddoppia lo snobismo – mica tutti riescono a permettersi di spogliarsi nudi in una stanza senza far chiamare la polizia o lo psichiatra. Bisogna essere molto bravi e molto snob, bravi nello snobismo – vestendosi di sacco.

Non è un sacco con le pezze dietro, è un sacco, tessuto integro, insomma un sacco che si rispetta, un sacco uguale per tutti. Armani è cominciato quel giorno lì, fare di un sacco un abbigliamento peraltro rimasto nei tempi.

Mao Tse Tung non ha usato il sacco, ma a vita si è vestito con casacca e pantaloni più o meno larghi, senza che per questo fosse una divisa militare. È importante. Esercito, cioè massa: no, individuo, eremita.

Se c’è qualcosa di snob è il sacco di Francesco che fa sì che lo chiamino giusto. Vedete voi l’articolazione dell’argomento.

Per dare un’ulteriore idea della giustizia che c’è nel vestirsi di sacco “alla Francesco”, basta che proviate ad avere la mia fantasia, che è l’opposto di una fantasia pornografica, una fantasia illimitatamente erotica, non pornografica. Immaginate i concorsi di bellezza, quelli che tutti conoscono, in cui in televisione si vedono le belle ragazze che vengono presentate in due pezzi, quel due pezzi che non è mai riuscito a farmi individuare una bella ragazza in quella cinquantina di belle ragazze tutte uguali. Non so se avete anche voi quell’impressione, poi magari una settimana dopo la vincente viene ripresentata in altra foggia, allora si capisce che era bella, ma finché è lì con questo bravo due pezzi – è una divisa, una divisa militare alla fin fine –, non ce n’è una che attiri l’occhio. Provate a immaginare una riforma, che mai accadrà, e se accadesse sarebbe la civiltà, finalmente: immaginate tutte queste ragazze, anziché abbigliate di questa cosetta che è il due pezzi, vestite di sacco: erotismo puro! La più bella sarà quella che porta meglio il sacco di san Francesco: la più bella di tutte.

Immaginatevi se si inventasse il detto ‘Quella lì porta benissimo il sacco’: certo, è la più bella, bisogna sapere portare il sacco; è lo snobismo estremo, snobismo alla portata di tutte le tasche e di tutti gli intelletti. Snobismo comune quindi, collettivo, ma non di massa, con il che il giorno dopo san Francesco poteva benissimo vestirsi in un modo diverso, ma ha trovato quello e non l’ha smesso, gli piaceva tutti i giorni rimettersi il sacco. Può anche darsi che ogni tanto lo lavasse, può darsi di no e può darsi che fosse un ‘puzzone’ anche lui come tutti gli altri, ma questo ora non c’entra. Volevo dare una immagine di giusto.

 

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Pubblicato su societaamicidelpensiero.it


Pronunciato l’11  giugno 2016
Trascrizione a cura di Sara Giammattei
Revisione di Glauco Maria Genga
Testo non rivisto dall’Autore


 

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Data di pubblicazione: 05/06/2016