3.a SESSIONE – INTERVENTO CON RAFFAELLA COLOMBO

Raffaella Colombo

Voglio raccontarvi un esempio che già ieri sera avevo accennato al direttivo.

 

Giacomo B. Contri

Mi piacerebbe parlare del romanzo intitolato Tristram Shandy, ma pochissimi dei presenti lo conoscono e quindi non ne parlo. Ho fatto una citazione solo per dire che non ne ho bisogno. Potrei parlarvene, ma non ne ho bisogno. Fine della citazione.

Alla fin fine il già scritto o il già detto cos’è? Ve lo dico subito: al pari del romanzo Tristram Shandy, si chiama nevrosi ossessiva, nevrosi ossessiva trans-formata in cultura. Parlo citando, posso citarne cento, se ho perso abbastanza tempo a leggere tutto, ma è nevrosi ossessiva.

Cos’è la nevrosi ossessiva? Mettete che uno dei presenti uscito da qui racconti a qualcun altro che cosa ha sentito, anzi, magari vuole riferirsi a un intervento particolare, mettiamo quello di Mariella. Incontra un tizio e vuole raccontargli che cosa ha detto Mariella, ma non arriva mai a dire che cosa ha detto Mariella perché comincia dicendo: “Dunque, sono arrivato in via dell’Orto, poi ho percorso un tratto curvilineo, poi c’era una porta a vetri, poi sono entrato e c’era tanta gente, anzi, ho visto alcuni che conoscevo”… Poi si mette a descrivere quelli che conosceva. “Poi finalmente, alle ore 10 e 25, è cominciato l’incontro: è intervenuto prima uno, poi Mariella… Sì, dopo però hanno parlato anche tante altre persone…”.     In queste digressioni questo signore andrà avanti all’infinito, non arriverà mai a dire cosa ha detto Mariella che pure era ciò che voleva fare. Si chiama nevrosi ossessiva. Proseguirà all’infinito, perché poi se avrà guardato in faccia uno dei presenti, dirà: era maschio, era femmina, aveva gli occhiali, non li aveva, aveva un vestito così… all’infinito, non arriverà mai a dire che cosa ha detto lei.

Questa è la nevrosi ossessiva, è quello che Hegel chiamava il cattivo infinito: non arriva mai a dire quello che voleva dire, anzi, perde addirittura il filo perché, arrivato ad un certo punto, si chiederà: ma cos’è che volevo dirti? Non arriva mai a un dunque. Tutto questo modo di parlare e di scrivere altro non è altro che la nevrosi ossessiva.

Ci ho messo tanto a raggiungere questa conclusione. Così come la maggior parte di ciò che accade nel nostro mondo è isteria: non vengo mai all’appuntamento, s-vengo sempre. Considero l’isteria una delle categorie del pensiero più universali che esistano: l’isteria, cioè lo s-venire di cui il deliquio è solo un caso particolarissimo e che non esiste quasi più.

Vedete che nevrosi ossessiva e nevrosi isterica, anzi prima la nevrosi isterica e poi quella ossessiva, compongono la parte preponderante del nostro mondo.

Vedete qual è la questione della guarigione: la guarigione è guarire rispetto al mondo, isteria e nevrosi ossessiva, senza neanche farla più tanto lunga a descrivere l’isteria e la nevrosi ossessiva del mondo, si passa a quella frase di Dante: «Non ti curar di loro, ma guarda e passa». È anche un farla finita, come si dice, col mondo.

 

Raffaella Colombo

Solo due parole sul Tristram Shandy, romanzo di pagine e pagine che anch’io forse come altri ho tentato di leggere, leggendolo qua e là perché è insopportabile, ma l’inizio è interessante, l’inizio dice della nevrosi ossessiva.

Inizia dicendo che lui è nato il tale giorno alla tale ora e in quell’inizio c’è il “Sì, ma…” della nevrosi: poiché è nato il tale giorno alla tale ora, tutto il problema della sua vita è derivato da quello, fosse nato in un altro momento le cose forse sarebbero andate diversamente e quindi tutto il romanzo e tutto il racconto è fatto di “Sì, ma…”, continuamente. Le sue cose non sono mai andate a concludersi, c’era appunto sempre il “Sì, ma…”.

Il “Sì, ma…” della nascita di Tristram Shandy è che, essendo nato ad una certa ora di notte, viene portato, neonato, al piano di sotto per essere mostrato al padre e agli altri uomini in attesa di questo parto, ma chi lo sta portando in braccio scendendo le scale cade, e lui rimane con

 

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Pronunciato il 17 dicembre 2016 con Altri
Trascrizione a cura di Sara Giammattei
Revisione di Glauco Maria Genga
Testo non rivisto dall’Autore


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Data di pubblicazione: 05/06/2016