Il pensiero come la nostra agenzia legale
I giorni nostri sono candeggiati da una condivisibile idea di innocenza, quella ambientalistica della cessazione della produzione di materiali nocivi, CO2 o plastica. Si tratta di rivalsa dell’illuministica Coscienza di Greta Thunberg, o anche di Temple Grandin quando dice non a torto che lei ha solo coscienza non inconscio. È l’autismo beatificato, cui la nostra Cultura aspira (autismo di pochi a paragone di quello dei poveri diavoli).
Ripetiamo che il buco tra la prepotenza e l’impotenza non è ancora stato colmato, e che esso resterà finché la parola “Potere” continuerà a designare i cosiddetti “Poteri forti”, come sostantivo di una sostanza superiore a noi piccole Antigoni prive del verbo “potere” e forti solo nella coscienza del fallimento dell’amore ossia nella melanconia.
Il verbo “potere”, qualora fosse promosso, starebbe dalla parte del pensiero come la sola agenzia legislativa o potere legislativo dei moti del nostro corpo nell’universo dei corpi, potere per la soddisfazione del moto.
La parola “rapporto” dovrebbe ormai venire riservata per il solo Regime dell’appuntamento – procurato dal pensiero – come il regime giuridico della produzione di profitto in quanto il nome stesso della soddisfazione. Ogni ordinamento giuridico dovrebbe piegarsi a questa idea di Regime dell’appuntamento e come tale del permesso giuridico.
Sembra quasi impensabile l’in-nocenza come componente del potere e non, per tutti i secoli, come limite morale del Potere: il Potere dovrebbe moralmente autolimitarsi. L’impotenza è del pensiero e compone la prepotenza.
Questi pochi appunti valgano come Introduzione a questo Simposio.
Giacomo B. Contri
Lunedì, 16 settembre 2019
Pubblicato su societaamicidelpensiero.it